sabato 20 aprile 2013

Arte Subsahariana: L'arte della costa occidentale.







Dalla fine del XVI secolo, il crollo dell'impero Shongay ha generato uno spostamento interno delle popolazioni mandè, che hanno abbandonato i territori interni e si sono stanziate nelle odierne Liberia, Guinea, Sierra Leone e Costa D'Avorio.
L'Africa occidentale che gravita intorno al fiume Niger ha dunque avuto esperienza di convivenze tra popoli molto diversi tra loro.
Tutti questi popoli hanno trovato un motivo di comunione nell'appartenenza a società segrete ed esclusive, dalla finalità religiose e di costruzione della morale, come il Poro.
In tal senso è da leggere la presenza trasversale di espressioni artistiche, come le maschere tradizionali, nelle diverse culture.
Con una novità, rispetto ad altre zone d'Africa: contro ogni tradizionalismo, qui anche le donne possono talvolta indossarle.






Costa Occidentale di Guinea



La regione che dalla valle del fiume Gambia e della Casamance, nel sud del Senegal, si estende fino alla Costa d'Avorio non ha conosciuto la costruzione di grandi entità statali che ha invece riguardato la zona sahelica dell'Africa occidentale ma non per questo è rimasta estranea a tali processi storici: le popolazioni che la abitano (Baga in Guinea, Bidjogo in Guinea Bissau e Shebro in Sierra Leone, ecc.) vi sono giunte sospinte dalla pressione delle popolazioni di lingua mande.
Si tratta di una zona forestale dai litorali paludosi in cui hanno trovato rifugio molte popolazioni.
I Baga sono la popolazione costiera; gli uomini si dedicano alla pesca e alla coltivazione della noce di cola mentre le donne coltivano il riso.
I Bidjogo sono una popolazione di circa quindicimila persone vivente nell'arcipelago delle isole Bijagos, di fronte alle coste della Guinea Bissau, la cui principale coltivazione è quella del riso.







Cameroun. Chefferie del Grassland


"Come un bambino: mia madre è il mio capo, mio padre il capo di mia madre e il re il capo di mio padre".
( Proverbio Bamileke, Cameroun )



Il termine chefferie, solitamente tradotto in italiano con "dominio", indica nella letteratura antropologica una sorta di livello intermedio fra le società acefale e quelle statuali.
Si tratta di una nozione che presenta qualche ambiguità in quanto i "capi" in Africa sono stato spesso una creazione coloniale, un tramite fra l'amministrazione europea e le popolazioni locali.
Similmente oggi, con l'avvento del multipartitismo in molti stati africani, i "capi tradizionali" sono serviti come efficaci collettori di voti.
Le stesse difficoltà rincontrate dagli stati postcoloniali nel creare una forte identità nazionale, d'altronde, ha contribuito a un rilancio delle autorità e delle appartenenze locali.
Negli altopiani del Cameroun occidentale a partire dal XV secolo, si è formato un mosaico di piccoli regni ( Bamun, Bamileke, Tikar ), quasi un centinaio, risultanti dalla sovrapposizione di popolazioni già presenti in zona con altre provenienti da aree vicine.
Si tratta dunque di strutture politiche che non hanno una base etnica omogenea ma che trovano la loro unità nel riconoscimento del potere politico e religioso del sovrano ( fo ).
Presso i Bamileke il fo amministra la terra distribuendola fra le diverse famiglie; pur non essendo una figura divina ha un potere sacrale che gli deriva dall'antenato fondatore: da lui dipende la fecondità della terra e delle donne e quindi la prosecuzione della vita e il benessere della comunità.